Bonvià
La piccola e grande odissea di Timùl
L’uomo e il viaggio sono un binomio indissolubile nella storia dell’umanità. Da sempre c’è chi viaggia per fuggire, chi per raggiungere la speranza, chi per costruire il suo futuro, chi perché curioso vuol saziare la sua sete di conoscere o la fame di sapere …
Chi viaggia da sud verso nord, chi da nord verso sud, chi da est raggiunge l’ovest e chi percorre il senso opposto. Consapevoli però che i “nord”, i “sud”, gli “est” e gli “ovest”, sono sempre diversi, così come tantissimi sono i luoghi d’arrivo perché altrettanti sono i luoghi di partenza.
Il viaggio è per l’uomo il momento in cui egli compie un percorso che lo porterà fino alla “meta successiva”. Una metafora del cambiamento, dell’evolvere, del conoscere, che per tutti rimanda a un obiettivo chiaro: un’esistenza serena, gioiosa, sicura, una condizione migliore. Ciò che per i filosofi antichi ha sempre coinciso con il fine ultimo di tutte le azioni dell’uomo, il fine ultimo della vita: la ricerca della felicità.
Lo spettacolo affronta il tema del viaggio e del viaggiatore, e prende spunto dalla storia di colui che nel nostro immaginario collettivo è il re indiscusso dei viaggi: Ulisse.
Per Ulisse, il fine inconfessato del suo peregrinare non è tanto Itaca, quanto il viaggio stesso che lo riporterà a casa, durante il quale l’eroe supererà ostacoli di ogni tipo, rinnovando la propria conoscenza di sé e del mondo. L’Ulisse di Omero è un perfetto esempio della tensione alla ricerca che porta alla felicità.
Il protagonista della storia raccontata dallo spettacolo è un novello Ulisse che, così come fu per l’eroe greco, avrà nel genio e nell’astuzia il suo unico bagaglio, in un viaggio nel quale il percorso conta più della meta, perché quello è lo spazio nel quale egli riuscirà a trovare le risorse per affrontare difficoltà, attese, gioie e paure.
Un susseguirsi di situazioni avvincenti, epiche, poetiche e divertenti, che in scena si concretizza in un utilizzo improprio degli oggetti, del corpo e della storia, continuo e sempre mutevole: un vero e proprio elogio alla creatività.
Il tutto viene raccontato esclusivamente attraverso il linguaggio universale del corpo, nel silenzio attraversato da suoni, in una originale chiave comico-poetica.
Con:
Susi Danesin
Regia:
Gaetano Ruocco Guadagno
Scenografia:
Alberto Nonnato